La mia prima volta in Abruzzo

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In occasione dell’Anteprima delle Colline Teramane, ho messo piede per la prima volta in terra d’Abruzzo. Nonostante le avverse previsioni meteo, alla fine mi sono sentita come Totò a Milano, perché ero convinta di trovare l’inverno rigido della tundra e mi ha invece accolto un clima mite da inizio primavera.

In Toscana imperversano le bufere di neve e durante la mattinata ricevo quintali di messaggi di amici e parenti che mi raccomandano di non partire: mi vedo già in autostrada ferma da 12 ore con la protezione civile che distribuisce tè caldo e coperte militari che bucano come ricci. E invece, lasciati alle spalle Reggello e un’intensa nevicata, mi godo un viaggio a tutto sole tra Umbria, Marche e, infine, Abruzzo. E’ stata una tre giorni di meravigliose scoperte, che riassumo così:

  1. Una passeggiata al profumo di lampone
  2. Montepulciano d’Abruzzo: orgoglio e dialetto.
  3. Ho visto cene che voi umani…

Una passeggiata al profumo di lampone.

L’organizzazione teutonica di Chiara e Selvaggia prevede, per la prima sera, la cena in hotel con bianchi e rosati del territorio e, complice la presenza nel menu del “brodetto” abruzzese, ci dedichiamo a un focus sul Cerasuolo D’Abruzzo, abbinamento territoriale per eccellenza del brodetto. Ne ho scelti 5: 

Illuminati Lumeggio di Rosa – Cerasuolo d’Abruzzo DOC – 13%: Naso delicato di lavanda e glicine, fragolina di bosco e pompelmo rosa. Sorso di appagante freschezza, con sensazioni nitide di frutto croccante ed erbe officinali, aneto e salgemma. Finale mediamente persistente con ritorno agrumato e salino.

Fattoria Nicodemi – Le Murate – Cerasuolo d’Abruzzo DOC 2022 – 14%: Ventaglio olfattivo di malva, caramella al lampone, rosa canina con lievi cenni vegetali di geranio. All’assaggio, la dote alcolica si articola bene con freschezza e sapidità, in un alternarsi di susina Burbank, coriandolo e pepe bianco. Spalla acida che resiste nel lungo epilogo di frutto.

La Quercia – Primamadre – Cerasuolo d’Abruzzo Superiore DOC 2021 – 13,5%: Peonia, stuzzicante folata balsamica di menta, gelatina di fragola e confetto Corsini. Intenso al gusto, restituisce aromi di mela pink lady e conchiglia, con un allungo fresco che rende la beva molto godibile.

Strappelli Cerasuolo d’Abruzzo DOP 2021 – 13% – biologico: I profumi di ribes e lampone si mescolano a spunti agrumati di arancia bionda e salvia e a uno sfondo floreale di camelia. Palato goloso e stuzzicante, grazie ai richiami inconfondibili di piccoli frutti rossi e pepe rosa, marcata vena sapida. Finale con lieve nota fumé.

Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane: un vino che parla con orgoglio il dialetto della sua terra.

Nella splendida sala Ipogea di Teramo, il Presidente del Consorzio Colline Teramane, Enrico Cerulli Irelli, apre l’Anteprima (tutta rigorosamente alla cieca e con lista dei vini muta) spiegando che, nei suoi vent’anni dalla fondazione, il Consorzio ha lavorato duramente per affermare la riconoscibilità di una zona fino ad allora pressocché sconosciuta, con risultati apprezzabili ma ancora lontani dai boom che hanno contraddistinto storie simili, come quella del Morellino di Scansano o della Franciacorta. Oggi il disciplinare della Colline Teramane è in fase di cambiamento, la nuova bozza è già depositata all’organismo comunitario di competenza, per l’introduzione sia di nuovi vitigni complementari al Montepulciano, che per i sistemi di allevamento della vite. Dalla degustazione dei 38 campioni ho percepito, forte, il carattere del Montepulciano Colline Teramane: un vino orgoglioso che racconta – in dialetto – la tradizione rurale della sua zona e che dona un tocco di colore acceso e profondo a tutto quello che sfiora. Non ho invece percepito unitarietà di stile produttivo: i campioni erano molto diversi tra loro, forse proprio per il cambiamento in atto sul piano del disciplinare di riferimento. Ne ho scelti 11.

Orlandi Contucci Ponno, La Regia Specula 2020, Prova di Botte, 13,5%. E’ un cioccolatino alla ciliegia che si rompe in bocca, e rilascia un tannino piccolo e ben levigato, con una chiusura speziata di chiodo di garofano.

Mazzarosa, Mazzarosa 2020, 14,5%. Visciole e rosmarino, con un curioso sentore di palloncino, sorso fruttato e trama tannica saporita.

Velenosi, Verso Sera 2020, Prova di botte, 14,5%. Non è ancora pronto, ma mi ha colpito per la sua tenerezza, è più docile degli altri ed esprime un bouquet ammaliante. Farà parlare di sé.

Barone di Valforte, Collesale 2020, Prova di vasca, 14%. Gelatina di fragola, cioccolato al latte e cannella. In bocca il tannino scalpita ancora un po’, ma non perde l’equilibrio.

De Angelis Corvi, Fonte Raviliano 2020, Prova di vasca, biologico/biodinamico, 14,5%. Frutta rossa croccante, susina sangue di drago, olive nere e ginepro. Tannino ben integrato, coda sapida di carattere.

Ausonia, Nostradamus 2019 Riserva, biodinamico, 14%. Confettura di more, creme de cassis, polvere di caffè. Note di incenso e noce moscata. Ventaglio olfattivo tra i più variegati dei campioni assaggiati. Sorso imponente che si presta ai migliori abbinamenti gastronomici territoriali.

Barone Cornacchia, Vizzarro 2019 Riserva, Prova di botte, biologico, 14%. I profumi fruttati di arancia rossa e ribes virano velocemente verso la speziatura di anice stellato, sullo sfondo balsamico di resina di pino. Palato vellutato, tannino di tessitura fitta.

Cerulli Spinozzi, Grué 2020, 14%. Mirtillo e peonia, after eight e carrube, su leggera speziatura di coriandolo. Sontuoso in bocca, caldo ma non avvolgente, con epilogo di rabarbaro.

Illuminati, Zanna 2018 Riserva, 14,5%. Mora, rosa rossa appassita, legno di sandalo e ceralacca. Al sorso dimostra grande struttura ma rimane elegante. Finale molto persistente.

De Angelis Corvi, Elevito 2017 Riserva, biologico/biodinamico, 15%. Uno dei migliori della batteria. Prugna, china, pepe nero e cacao. Sorso piacevole grazie ai tannini setosi. 

Fantini, Fantini 2016, 14%. Tè nero, cuoio. Sottobosco secco, felce, scatola di sigari. Tannino ben integrato con l’alcol, che rende il sorso vigoroso.

Ho visto cene che voi umani….

La giornata si conclude con cena al ristorante Enoteca Centrale di Teramo, il Sancta Sanctorum di primizie abruzzesi, enologiche e alimentari. Dopo una giornata a masticare tannini, la lingua richiede bollicine, così degustiamo qualche metodo classico dei medesimi produttori, dal Brut Cuvée di Illuminati al Dosaggio Zero di Faraone, tutti meritevoli, mentre vengono serviti, tra gli altri, un tacchino in gelatina che per proprietà nutrizionali pare sia stato scelto dalla NASA come alimento per gli astronauti; salumi e formaggi dal nome impronunciabile; e la “mazzarella”, un involtino in foglia di indivia succulento, saporito e gustosissimo, del quale nessuno, dico nessuno, ha voluto rivelarmi cosa contenesse. Secondo i miei calcoli, dopo circa 12 piatti la cena stava volgendo al termine, quando arriva un piatto con peperoncini e forbici. Sul momento penso che sia un’usanza tradizionale di concludere il pasto, poi vedo grande fermento per l’arrivo dei… primi!

Credevo di morire.

Di tutto quello che ho mangiato dopo non ho contezza. Ho un ricordo vago di alcuni piatti, le pallotte cacio e ova, divorate; gli spaghetti alla chitarra con polpette di carne minuscole, l’agnello al forno con patate accompagnato da Antares Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG 2019 dell’azienda San Lorenzo. Un calice di eccellenza. Fiori scuri appassiti, tabacco, rosmarino, mora di gelso e ginepro. Palato elegante di arancia rossa e succo di melograno, con tannini piccoli e saporiti. Sul finale, il sorso libera l’aroma di grafite e insieme di boero. Da quel momento non ricordo altro, se non una lunga passeggiata notturna nell’incantevole Teramo e, davanti a un locale dalla luce azzurrognola, la voce di Enrico Cerulli che chiede “Chi gradisce un gin tonic?”.

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