Al Santo Bevitore di Firenze, l’azienda Butussi presenta i suoi vini

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Attraverso il Ponte alla Carraia per raggiungere Via Santo Spirito, mi volto a sinistra e, dietro il Ponte di Santa Trinita, vedo il Ponte Vecchio; mi volto a destra e, sullo sfondo, vedo le chiome delle Cascine. Alla fine del Ponte, mi sorprende un sipario invisibile che si apre su Firenze quella vera, quella di San Frediano. Quella degli artigiani e piccoli commercianti, del popolo fiorentino polemico e salace. Quella Firenze che oggi non esiste più. La mente vola a vent’anni fa, quando andavo a lavoro in Santo Spirito: chiudo gli occhi e risento il rumore delle saracinesche che si alzano, qualche bestemmia condita bene di prima mattina, un marito che dice alla moglie “Vo’ a bottega!”. Sarebbe scattato il magone se non fossi arrivata al Santo Bevitore, che poi di tutto questo è un po’ il concentrato: autentico, accogliente, con i tavoli di legno consumato che raccontano decenni di pranzi e cene a festeggiare di tutto, una collezione di bottiglie a vista delle più invitanti e una saletta riservata alla presentazione di Butussi che affaccia, con due sporti a vetri, sull’incrocio di San Frediano. Poesia.

La presentazione è condotta da Filippo Butussi, enologo dell’azienda di famiglia. Alla fine degli anni ’90 la nuova generazione è subentrata nella gestione aziendale, proseguendo nel percorso di tradizioni tramandate dal 1910. Ne è un esempio il fatto che dopo 20 anni di grafica nuova, oggi la migliore selezione è contraddistinta dal ritorno all’etichetta del nonno (Linea Butussi “Etichetta Storica”). Ma i quattro giovani fratelli Butussi hanno anche iniziato una fase di rinnovamento che ha portato, oggi, a 19 ettari vitati tra Corno di Rosazzo, Godia, Madonna d’Aiuto, Dolegnano, Lucchitta, Gramogliano e Braida, alla produzione di oltre 110.000 bottiglie l’anno, e alla certificazione biologica. Spiega infatti Filippo che l’agricoltura convenzionale non favoriva il terreno sterile e soprattutto non garantiva continuità stilistica e qualitativa nella produzione, poiché si verificavano troppe alternanze tra un’annata e l’altra. Perciò, dal 2002 l’azienda ha attuato un progressivo abbandono dei trattamenti di sintesi ed ha iniziato la conversione biologica, conseguendo la certificazione nel 2013. Infine, in cantina è stato progressivamente reintrodotto l’uso del cemento non vetrificato e delle botti grandi non tostate. L’esperienza mi conferma che il Friuli Venezia Giulia, per qualità del terreno, condizioni climatiche e sapienza dei viticoltori, è regione d’eccellenza di produzione dei vini, soprattutto bianchi.

Pinot Grigio Ramato Rosato DOC Friuli Colli Orientali 2020 13%, Pinot Grigio 100% Oro rosa. Anticipa un bouquet di gelsomino e rosa selvatica, mela Pink Lady e pera Abate, con costellazione di ribes rossi ad ingentilire la lieve nota fumé. All’assaggio emerge la croccantezza del frutto, che genera beva godereccia.

Sauvignon Blanc Genesis Bianco DOC Friuli Colli Orientali 2014 13%, Sauvignon Blanc 100% Il15% viene posto a fermentare in botti di rovere, e solo dopo l’affinamento viene riunito al vino originario. Imbottigliamento durante l’ultimo quarto di luna successivo alla Pasqua. Segue l’affinamento in bottiglia per 12 mesi ed entra in commercio la Pasqua successiva a quella dell’imbottigliamento. Giallo paglierino lunare. Susina mirabelle, ananas, zenzero candito e pepe bianco. Piacevole la nuance di fagiolino verde seguita da un tocco di melissa. Volume liquido decisamente sottile nel quale si avvertono scorza di cedro e timo limonato, che orlano la crescente sapidità. Buona persistenza.

Sauvignon Blanc Genesis Bianco DOC Friuli Colli Orientali 2019 12,5%, Sauvignon Blanc 100% Giallo paglierino con riflessi verdolini. Naso tipico del vitigno, con frutti tropicali, bosso, pesca saturnia bianca, campanula e fiore della magnolia. Dorsale fresco-sapida equilibrata con accenni balsamici di aloe.

Pinot Grigio Ramato Madonna d’Aiuto DOC Friuli Colli Orientali 2019 13%, Pinot Grigio 100% Matura in botti di rovere friulane da 700 Litri per 8-10 mesi. Imbottigliamento durante l’ultimo quarto di luna successiva alla Pasqua. Segue l’affinamento in bottiglia per 12 mesi ed entra in commercio la Pasqua successiva a quella dell’imbottigliamento. Rosato velo di cipolla, corredo odoroso di fresia, glicine e fragolina di bosco. Delicata nota di cipria che si confonde con il ricordo minerale del sasso bianco levigato e con le erbe aromatiche fresche, soprattutto la salvia. Impatto gustativo raffinato, nel quale le impronte agrumate di kumquat conducono ad una chiusura mediamente persistente.

Godje DOC Friuli Colli Orientali Rosso Riserva 2016 13,5%, Refosco dal Peduncolo Rosso 100% Matura in botti di rovere da 300 Litri per 24 mesi e per ulteriori sei mesi in botti di cemento. Imbottigliamento durante l’ultimo quarto di luna successiva alla Pasqua. Affina in bottiglia per 12 mesi ed entra in commercio la Pasqua successiva a quella dell’imbottigliamento. Porpora intenso, al naso invoca subito i frutti neri e uno spiccato ricordo di prugna Sunsweet, fiori macerati, polvere di cacao e tabacco scuro. Il sorso è gustoso e piacevolmente sapido, il retrolfatto ritorna sui frutti e sulle tostature e libera la nota balsamica di foglia del mirto. Sorprende il finale di bocca molto persistente, con tannino liscio e affilato.

Santuari DOC Friuli Colli Orientali Rosso Riserva 2016 13%, Cabernet Sauvignon 100% Maturazione, imbottigliamento e affinamento identici al fratello Godje. Ventaglio olfattivo complesso nel quale i frutti rossi e i fiori scuri si accompagnano a note di pepe e cuoio, sullo sfondo erbaceo del peperone verde appena aperto e minerale di pietra pomice. Seducente al palato, con un’alternanza fresco-sapida di marcata eleganza, e una trama tannica fine ed integrata.

Colli Orientali del Friuli Picolit Bianco DOCG Passito 2012, 13,5%, Picolit 100% Il mosto fermenta in botti di rovere di Slavonia da 700L, nelle quali rimane fino all’autunno successivo; in inverno viene immesso in acciaio, dove rimane fino alla primavera. Affina in bottiglia per 24 mesi. Ambra virante al topazio. Naso complesso di pistillo del giglio, narciso, croccante di mandorle, caramello, nocciola tostata. E poi caramella d’orzo, cioccolato bianco, zafferano. Sorso pieno ed avvolgente, in cui l’iniziale impatto dolce scivola via lasciando spazio alla freschezza e addirittura ad impronte saline di caramello salato, cumino e pan di zenzero. E’ l’oro del Friuli.

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